30 novembre 2006

madre magnum-the melody of a fallen tree

Non aveva mai aperto la porta di casa a nessuno, neppure al commesso che le lasciava la spesa sullo zerbino.
Così, quando i banditi gliel'hanno sfondata a calci, Kathryn non si è fatta cogliere impreparata: stava già sotto il divano, pronta a fare fuoco con la sua Magnum.
Il mostro che strisciava le sue fetide zampe là fuori, riempiendo di sangue le cronache di Atlanta, aveva appena varcato l'ultimo ponte levatoio per penetrare nei recessi del suo tinello.
I politici ne parlavano a tutte le ore, si sciacquavano la bocca con le promesse, le rassicurazioni, i fumosi rimedi. Intanto il mostro continuava a crescere, a depredare, a uccidere. Drogati, violentatori, teppaglia disposta a scannare una povera ragazza per un pugno di dollari. L'America, naturalmente.
Così diversa dalla civile Europa, dove ti spaccano la faccia solo se commetti l'imprudenza di trovarti per strada dopo l'inizio del coprifuoco.
A Kathryn una cosa simile non sarebbe mai potuta succedere.
Lei era tutta casa a chiesa, alla lettera. Nel senso che quando non era in casa era in chiesa, a cucinare minestrine per gli orfanelli. Lungo il tragitto fra i due punti della sua linea retta, strisciava rapida addosso ai muri, tenendo una mano nella tasca del cappotto, come per stringere qualcosa che forse non era un crocefisso.
Ma adesso che il mostro era riuscito a infilarsi nel suo castello di due camere e cucina, non le restava che vendere cara la pelle. Sparando per prima.

Cinque colpi, tre rapinatori a terra feriti, ma il quarto è rimasto in piedi e l'ha uccisa.
Si è avvicinato al cadavere di Kathryn e l'ha guardato a lungo.
Era quello di una matrona di 92 anni.
«Ci avevano detto che questo era il nascondiglio di una gang di spacciatori!»,
ha gridato, mentre la stanza si riempiva di suoi colleghi.

Tutti avevano al petto il distintivo della polizia.

(m.g.)

27 novembre 2006

20 novembre 2006

room-ba





VULCANO

Joyce aveva paura del tuono,
ma al suo funerale i leoni ruggirono
dallo zoo di Zurigo.
Fu a Zurigo o a Trieste?
Non importa.Sono leggende,queste,così come
è una leggenda la morte di Joyce
o la voce insistente che Conrad
è morto e che Victory è pieno di ironia.
Al limite dell'orizzonte notturno
da questa casa sopra la scogliera
si vedono ora,fino all'alba,
due vamoe dalle torri del petrolio
lontane in mezzo al mare;
sono come
il bagliore del sigaro
e il bagliore del vulcano
alla fine di Victory.
Si potrebbe anche smettere di scrivere
per seguire i segnali dei grandi-un lento
fuoco-e diventare ,invece,
il loro lettore ideale,ruminante,
vorace,che antepone l'amore
per i capolavori al tentativo
di ripeterli oppure superarli,
e diventare il più grande lettore del mondo.
Questo richiede almeno quel timore
sacro che il nostro tempo ha perduto;
tanti hanno visto tutto,
tanti sono capaci di predire,
tanti rifiutano di entrare nel silenzio
della vittoria,nell'indolena
che brucia nel profondo,
tanti non sono nulla più che cenere
eretta,come il sigaro,
tanti danno il tuono per scontato.
Com'è comune il fulmine,
come sono perduti i levietani
che noi da tempo non cerchiamo più!
In quei giorni esistevano giganti.
Facevano in quei giorni buoni sigari.
Devo leggere più attentamente.

(derek walcott-vulcano.)