14 agosto 2006

vedendo il cane ritornare a casa da solo si chiese soltanto il perchè.
tralasciando qualsiasi altra cosa.
si dimenticò d'aver dimenticato di dormire.
si dimenticò d'aver scordato i fiori.
coperto la micca di pane.
bagnato.
le mele poi.
ebbe notizie solo il giorno dopo.
quando sua figlia tornò.
ho incontrato i tedesci all'inizio del paese.proprio davati a casa.
uno di loro forse per intimorirmi a battuto il cane del fucile per terra e il cane è scappato.
tranta kilometri da solo.che lei non aveva mai contato davvero.

ho da dare da mangiare alle bestie.fascisti che non siete altro.andate ad invadere le città. chè qui in campagnia la gente ha da stare serena.la gente non chiede che un pezzo di terra.
andatevala a combattere altrove la vostra guerra.
così rispose ai tali che non la volevano far passare,sigaretta in bocca e belle chiara.
occhi azzurri.li si poteva anche trovar belli.robusti e in salute,se non fosse stato per quelle divise da soldato.

lo chiameremo francesco.proprio come suo nonno.
la tribolata storia si concluse con compromessi taciuti.
il padrino avrebbe dato in dote il denaro soltanto se avesse avuto il suono nome.
lui che di nome faceva giovanni battista.
andò a firmare le carte per il battesimo lui stesso.
e scrisse il suo.
la mamma nel camminare verso l'altare,a capo coperto di nero,guirò che l'avrebbe chiamato soltanto francesco.

ceco,vai a portare le mucche nel prato.
ceco a diciott'anni era già fatto un uomo.
suo suocero un ragazo del '99

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