20 novembre 2006

VULCANO

Joyce aveva paura del tuono,
ma al suo funerale i leoni ruggirono
dallo zoo di Zurigo.
Fu a Zurigo o a Trieste?
Non importa.Sono leggende,queste,così come
è una leggenda la morte di Joyce
o la voce insistente che Conrad
è morto e che Victory è pieno di ironia.
Al limite dell'orizzonte notturno
da questa casa sopra la scogliera
si vedono ora,fino all'alba,
due vamoe dalle torri del petrolio
lontane in mezzo al mare;
sono come
il bagliore del sigaro
e il bagliore del vulcano
alla fine di Victory.
Si potrebbe anche smettere di scrivere
per seguire i segnali dei grandi-un lento
fuoco-e diventare ,invece,
il loro lettore ideale,ruminante,
vorace,che antepone l'amore
per i capolavori al tentativo
di ripeterli oppure superarli,
e diventare il più grande lettore del mondo.
Questo richiede almeno quel timore
sacro che il nostro tempo ha perduto;
tanti hanno visto tutto,
tanti sono capaci di predire,
tanti rifiutano di entrare nel silenzio
della vittoria,nell'indolena
che brucia nel profondo,
tanti non sono nulla più che cenere
eretta,come il sigaro,
tanti danno il tuono per scontato.
Com'è comune il fulmine,
come sono perduti i levietani
che noi da tempo non cerchiamo più!
In quei giorni esistevano giganti.
Facevano in quei giorni buoni sigari.
Devo leggere più attentamente.

(derek walcott-vulcano.)

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